IL CURIOSO CASO DELLA COPPA MARCHE

Oggi, Mercoledì 16 Ottobre, l’Atletico Macerata farà visita alla Sefrense per la prima gara del secondo turno di Coppa Marche, Seconda Categoria, all’improbabile orario ufficiale delle 15:30.

Ma facciamo un passo indietro: la Coppa Marche è l’antipasto della stagione regolare, con dei costi accessibilissimi lascia tutti i partecipanti al primo turno soddisfatti per aver potuto affrontare un test ufficiale prima dell’inizio dei campionati.

Eppure notiamo con enorme stupore che un buon 10% delle squadre aventi diritto a partecipare neanche si iscrive alla competizione. In palio c’è poco più che la gloria, ma per i motivi esposti sopra sembrerebbe un’occasione sprecata.

Poco importa, l’Atletico dopo il suo primo anno di storia è affezionato alla coppa per forza di cose e passa il primo turno con una rete sul filo di lana.

La seconda fase prevede un girone a tre squadre con Sefrense e Real Citanò, partite infrasettimanali con orario ufficiale di gioco fissato alle 15:30.

È a questo punto che si scatena il paradosso e si comincia a comprendere l’assenza di alcune squadre al via: la Sefrense non ha un impianto di illuminazione a norma e quindi non può disputare le partite casalinghe in notturna, utilizzare una struttura alternativa per le partite di Coppa non è un’opzione percorribile per i padroni di casa che non intendono sobbarcarsi costi extra che, sostanzialmente, raddoppierebbero quelli dell’iscrizione, dall’altro lato indignazione generale per la scelta dell’orario ufficiale che va contro ogni principio incarnato dal calcio dilettantistico.

Trovare accordi per un orario più soddisfacente per tutti è stato impossibile, così come avvicinare le posizioni delle due società, arroccate entrambe dalla parte di una ragione tanto inequivocabile quanto unilaterale.

Non sbaglia la Sefrense a voler rispettare l’orario fissato dalla federazione; non sbaglia la stessa FIGC a tenere conto delle esigenze di piccole realtà che altrimenti non potrebbero giocare; non sbaglia l’Atletico a evidenziare l’assurdità di fissare un incontro infrasettimanale di calcio dilettantistico in orario di ufficio.

Non sbaglia nessuno, ma anche quando non sbaglia nessuno ci sono delle vittime: la prima delle quali sarà indubbiamente lo spettacolo, di certo limitato dalle numerose e fisiologiche assenze e offerto a un pubblico improbabile; l’altra, per la quale si potrebbe scomodare il vilipendio di cadavere, è il buon senso che esce devastato da questa assurda vicenda.